Giro del mondo – Giorno 4 – HAPPY PONGAL DAY

Buongiorno India, happy Pongal day. La festeggerò con la mia prima pillola di Imodium. Ma quanto ho mangiato piccante ieri?

Cerco di non pensarci, continuo a dire al mio corpo che sta bene, che non è niente. Mi faccio una doccia, mi vesto e sono pronta. In casa c’è già un gran via vai, l’aiutante della mia host sta cucinando mille cose. Io penso che vorrei un caffè ma non so se posso effettivamente prenderlo. Spoiler: non lo prendo. Alla fine mi hanno detto che ci saremmo visti per colazione. Peccato che intendessero alle 11.

Ma cosa è questa festa?

Il Pongal è una festa tamil che di solito cade tra il 14 e il 17 gennaio. La celebrazione segna l’inizio del nuovo anno tamil e coincide con il momento in cui il raccolto agricolo viene celebrato.
La festa è dedicata al dio del sole, Surya, per ringraziarlo per i raccolti abbondanti. Durante il Pongal, le persone cucinano un piatto speciale chiamato “Pongal,” che è un piatto di riso cotto in un recipiente di terracotta con ingredienti come jaggery (zucchero di canna non raffinato), latte, e altri condimenti.

Le celebrazioni includono anche decorazioni colorate, musiche tradizionali, danze folkloristiche e giochi. La gente indossa abiti tradizionali, partecipa a rituali religiosi e offre grazie per l’abbondanza del raccolto.

È un momento di gioia e condivisione in cui le famiglie si riuniscono, scambiano regali e partecipano a festività comunitarie. Ovviamente la cultura e le tradizioni variano leggermente nelle diverse regioni dell’India.

Pongal vuol dire famiglia e la mia host mi ha invitata a stare con lei durante la celebrazione. Mentre i preparativi in cucina vanno avanti, Deepa si prepara: è bellissima nel suo sari. Io sono vestita come sempre 🤣.

Cominciano ad arrivare le prime persone, si salutano tutte con grandi abbracci e grandi sorrisi. Sembra Natale. E sono tutti bellissimi. Hanno la gioia negli occhi. Sistemiamo il cibo a tavola e facciamo una preghiera con l’incenso davanti alla statua della divinità. Deepa ha questo delicatissimo angolo di preghiera. 

Lei prega e noi siamo attorno a lei a godere di queste vibrazioni. Vorrei dire qualcosa anche io, ma c’è questa cosa dell’appropriazione culturale che mi blocca. Sai cosa ho scoperto però? Che qui non hanno questo concetto e, anzi, sono felici se ti vesti con i loro vestiti, se preghi con loro, se vivi come loro. Ma questa lezione l’avrei imparata solo qualche ora dopo.

Iniziamo a mangiare. È tutto buonissimo e qualcosa è un po’ piccante. Mangio con le mani per la prima volta. Lo starò facendo bene? Ho un po’ paura di sbagliare o di mancare di rispetto, ma sono tutti accoglienti, non c’è niente che non va. Ma quanto cibo c’è? E se non mangi abbastanza Deepa continua a dire “MANGIA, MANGIA”. Ma sono in India o in Puglia? Perché non mi è molto chiaro.

A dir la verità non sto benissimo. Seconda pillola di imodium. Invento una scusa: sono troppo piena non riesco più a mangiare nulla. Da lì in avanti non tocco cibo per tutto il giorno.

Chiacchieriamo della partita di Badminton e non ho mai riso così tanto. Ci sono state anche imitazioni della partita. Fantastico. 

Sono le 13 è tempo di lasciare questo posto che posso chiamare casa. Lascio qui un po’ di bagagli per viaggiare più leggera passerò a prenderli di nuovo a fine Gennaio.

Deepa mi dice che non sarà qui, girerà il sud in moto, ma io posso lasciare qui le mie cose e venire qui e dormire qui quando voglio. Ma stiamo scherzando?

Prendo il mio tuktuk carico il mio zaino e mi dirigo verso questo ostello: the hosteller. Per 8,50€ a notte prenoto due notti in un dormitorio femminile da 4 letti. Chiedo di avere il letto basso ma sono finiti. Poco male.

La camera è molto pulita, non c’è nessuno, è come se fosse privata. 

C’è molto spazio, la doccia e il bagno sono perfetti. Ma diciamo le cose come stanno: costa più del mio budget e non era previsto. Ho apprezzato la pulizia dell’hotel, la doccia e l’acqua calda. Avevo a disposizione anche acqua bollente per il tè e acqua sempre fresca da bere. Mancano però gli spazi comuni, fondamentali in un ostello. Ci tornerei? Sì certo. Si trova in centro e non c’è niente a un prezzo inferiore qui a Bangalore.

Ho scelto una stanza femminile da 4 posti. Tendenzialmente questa scelta costa 1€ in più, ma gli uomini non sanno proprio cosa sia l’igiene. 1€ ben investito (Ps: a Peniche, in portogallo, ero in una stanza mista con 6 letti).

Lascio lo zaino ed esco. Non lo chiudo nemmeno con un lucchetto. Lo appoggio semplicemente sul letto. Devo incontrarmi con Chandra per andare dall’ashram THE ART OF LIVING. Oggi verrà il guru Sri Sri Ravi Shankar e in più è il pongal day.

Prima di proseguire ti devo spiegare cosa è un Ashram e chi è il guru di cui ti parlo.

Un ashram, radicato nella ricca tradizione spirituale indiana, è un luogo di riflessione e pratica spirituale. Spesso situato in ambienti sereni come foreste o montagne, l’ashram offre un rifugio per coloro che cercano un percorso di crescita personale e connessione spirituale.

Guidati da un maestro spirituale o guru, gli ashram fungono da centri di apprendimento, offrendo corsi di yoga, meditazione e filosofia spirituale.

Qui, gli individui abbracciano uno stile di vita disciplinato, dedicandosi al proprio sviluppo personale e alla condivisione di un percorso spirituale con altri membri della comunità ashram. Gli ashram quindi incarnano la ricerca di significato e benessere, promuovendo la crescita interiore e la connessione con la spiritualità.

Sri Sri Ravi Shankar è un leader spirituale che promuove il benessere individuale e sociale attraverso programmi di formazione e meditazione. Per lui non ci sono limiti nelle religioni, infatti nella sala della meditazione ci sono i simboli di tutte le religioni. È un luogo di pace.

La sua organizzazione, fondata nel 1981, ha raggiunto milioni di persone in tutto il mondo attraverso corsi che insegnano tecniche di respirazione, meditazione e yoga. Sri Sri Ravi Shankar è noto anche per il suo impegno nella risoluzione dei conflitti e nella promozione della pace attraverso il dialogo interculturale e interreligioso e ha avuto un impatto significativo nell’ambito del benessere e della spiritualità globale.

COME ARRIVARE
Per arrivare all’ Art of living international centre prendiamo prima la linea viola MG ROAD e poi la linea verde da NADAPRABHU fino a SILK INSTITUTE, la corsa costerà 50 rupie. Da qui potrai prendere un tuk tuk a una cifra irrisoria (80 rupie circa). Bisogna sempre assicurarsi che non ti lascino all’ingresso dell’hashram ma entrino dentro. Questo vale per tutte le destinazioni.

Sono le 14:30, i miei compagni di viaggio hanno fame. All’interno del centro trovi tutto quello che vuoi a base di frutta e verdura. Trovi anche la pizza e la pasta con il pesto. Io devo dare tregua alla mia pancia, ho mal di testa. Pranzo con un Oki. 

Cominciamo a camminare e Chandra mi spiega tutto di questo posto bellissimo.

Se ti interessa, controlla il programma online. Volendo puoi anche passare qui tre giorni in meditazione.

https://www.bangaloreashram.org

Vedo persone con il simbolo rosso sulla fronte, altre con linee  bianche.

Nella cultura del Tamil Nadu, le tre linee bianche sulla fronte rappresentano comunemente il segno sacro di Shiva, uno dei principali dei nella tradizione induista. Questo simbolo è noto come “tripundra” o “tripundram”. 

Il tripundra è formato da tre linee orizzontali bianche, spesso applicate con cenere sacra o pasta di sandalo, che simboleggiano la presenza di Shiva. Ognuna di queste linee rappresenta i tre aspetti di Shiva: Brahma (il creatore), Vishnu (il conservatore), e Shiva stesso (il distruttore).

Il sindoor è una polvere rossa o un punto rosso applicato sulla fronte, di solito nella zona tra le sopracciglia, ed è tradizionalmente indossato dalle donne sposate nelle culture indiane. Può essere una piccola gemma, un punto colorato o una decorazione artistica. 

Per alcune culture ci può essere la rimozione del sindoor dopo la morte del marito. È simbolico del lutto e della fine del legame coniugale. Chandra mi spiega che la decisione di indossare o rimuovere il sindoor dopo la morte del marito dipende spesso dalle convinzioni personali e dalle tradizioni specifiche di una comunità o di una famiglia. 

In generale comunque il bindi rappresenta il “terzo occhio” o il punto della consapevolezza spirituale. Le donne spesso lo indossano come segno di benedizione, prosperità e buon auspicio.

È interessante notare come alcune persone lo indossino sulla parte alta della fronte: questo vuol dire che sono sposate.

Scopro che prima ci si fa una doccia, poi si posiziona il Bindi e solo dopo si fa una preghiera. Questa terra rossa la troverò poi in tutti i templi.

Entriamo nella sala di meditazione, una sala bellissima a forma di fiore di loto. Mi tolgo le scarpe, prendo il mio cuscino e mi godo quello spazio.

La seduta di meditazione è appena finita, altrimenti ci sarebbe il silenzio assoluto e tutte le tende sarebbero chiuse.

Vedo la statua di Shiva che balla : shiwatandavam la danza più potente. Questa danza è chiamata nataraj e vede Shiva con un piede in alto e uno in basso. 

Mi guardo intorno e vedo che sono rappresentati tutti i simboli di tutte le religioni. Questo perché questo hashram accoglie tutti, indistintamente. Si può percepire la pace di questo luogo.

Usciamo e passiamo davanti a un negozio. Vedo la classica collana e così ne scopro la storia. Questa collana corrisponde al rosario della cultura cristiana e si chiama Rudraksha.

Il rudraksha è un seme sacro della pianta Elaeocarpus ganitrus, che cresce principalmente in regioni dell’India, Nepal e Indonesia, ed è associato a pratiche spirituali e religiose nell’induismo.

Ha una superficie ruvida e presenta naturalmente una serie di scanalature o “mukhi”.

Nell’induismo, il rudraksha è considerato sacro e collegato al dio Shiva. La parola “rudraksha” deriva da due parole sanscrite: “Rudra” (un epiteto di Shiva) e “Aksha” (occhio). Si crede che portare i semi di rudraksha porti benedizioni spirituali, protezione e armonia.

I rudraksha sono classificati in base al numero di scanalature o “mukhi”. Ci sono rudraksha da uno a venti mukhi, ognuno associato a differenti energie e benefici spiritual ma ne possono avere anche 108.m e su ognuno di essi c’è il simbolo dell ohm.

Mi spiega, infine, che per mantenere l’autenticità e l’efficacia spirituale, è importante ottenere il rudraksha da fonti affidabili. La cura e la pulizia periodica sono raccomandate per mantenerne la bellezza e le proprietà.

Sono le 18 e siamo arrivati nell’anfiteatro per aspettare il guru. Prendiamo posto, le pietre sono caldissime, sto sudando. Ma le persone quando sono belle! E c’è anche il tramonto. Comincio a fare foto, ma a quanto pare è vietato l’utilizzo della macchina fotografica. Così vado di telefono.

Siamo qui e ascoltiamo Shiva song. Le Shiva songs spesso narrano leggende mitologiche associate a Shiva, esaltano la sua saggezza, compassione e potenza distruttiva-creativa (Shiva è anche conosciuto come il distruttore e il creatore).

 Alcune famose canzoni dedicate a Shiva come “Om Namah Shivaya”, “Bolo Har Har Har”, “Shiva Tandava Stotram”, e altre. Ognuna di queste ha il proprio stile e impatto spirituale.

E il mantra recita così Hari Vishnu Gopala (Krishna) ari (Vishnu) ohm (soprattutto per shiva).

Osservo le donne sedute qui e noto che alcune hanno un anello sulle dita del piede. Chandra mi spiega che indossarlo indica che la donna è sposata.

Mi domando poi se esista il mercato di seconda mano ma Chandra mi spiega che in India non c’è e che,inoltre, non si prestano le cose perché gli oggetti e i vestiti trasmettono energia.

La musica continua e la gente balla. Mi unisco a un gruppo di donne e ballo e loro mi insegnano i passi. Come ballano bene, come sono belle. E poi arriva il momento di fare mille foto. Mi regalano sempre dei sorrisi enormi.

Il tramonto è bellissimo, mi alzo per immortalarlo e conosco un giovane ragazzo indiano che comincia a raccontarmi qualcosa dell’India. Ci scambiamo i contatti, ci rivedremo più avanti. La vita è bella.

Il guru parla e offre perle di saggezza e spunti di riflessione. Finito questo momento sul palco salgono i sik che ci deliziano con dei balli bellissimi.

Finisce tutto e ora è il momento dei festeggiamenti. Si esce dall’anfiteatro e mi dirigo verso uno spazio dove ci sono due falò.

C’è musica, ci sono i tamburi, le donne ballano con le donne e gli uomini con gli uomini.

Le persone girano attorno al fuoco. Chandra mi spiega che si gira da sinistra a destra per  1 o 3 o 5 o 10 volte.

Le persone lanciano nel fuoco, caramelle o dolci popcorn e pregano affinché  il male vada gia. Si fa anche insieme alla propria famiglia come un corteo.

Io mi unisco a un gruppo di donne e ballo, ballo e mi diverto e sono parte del tutto e sono qui e sono felice.

Sono le 21, ci vuole più di un’ora per tornare a casa. Prendiamo un Uber e andiamo in metro.

Diego decide di suonare il suo ukulele in stazione, ma la guardia lo blocca subito: è proibito. 

È possibile farlo invece sulla metro, purché tu non chieda soldi.

Sono le 22:30 e io non cenerò, entro nel mio ostello, mi faccio una doccia e sono pronta per dormire.

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